
Monika Bulaj
Fotografa, reporter, documentarista, Monika Bulaj (Varsavia, 1966), lavora sui confini delle fedi, minoranze e popoli nomadi a rischio, in Eurasia, Africa e nei Caraibi.
Pubblica con Granta Magazine, La Repubblica, Corriere della Sera, Gazeta Wyborcza, Revue XXI, Internazionale, Geo, Courier International, National Geographic, Time Lightbox, The New York Times Lens, The Guardian.
Ha studiato filologia all’Università di Varsavia, e seguito corsi di antropologia, filosofia, teologia, teatro di ricerca e danza. Attrice, insegnante e regista teatrale, insegna contemporaneamente fotografia, teatro di strada e danza sui trampoli ai bambini nelle comunità a rischio.
Ha diretto il film documentario “Figli di Noè” e firmato la sceneggiatura di “Romani Rat”, su Porrajmos , “il grande divoratore” in lingua romaní.
Ha pubblicato libri di reportage letterario e fotografico, con Alinari, Skira, Frassinelli, Electa, Feltrinelli, Bruno Mondadori.
Il libro “Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan”, scelto da TIME come uno dei migliori libri fotografici del 2013, è attualmente fuori catalogo. L’ultimo libro, “Where Gods Whisper”, è uscito con Contrasto a settembre 2017 in inglese con il fascicolo in italiano “Dove gli dei si parlano”.
Svolge una costante attività didattica, La scrittura creativa e non fiction del reale/Workshop di fotogiornalismo, e ha prodotto un centinaio di mostre fotografiche tra l’Europa, New York e Il Cairo. «Il mio obiettivo – ha asserito in occasione della TED Global Fellowship 2011 – è quello di mostrare le luci nascoste dietro il sipario del grande gioco, i piccoli mondi ignorati dai media e dai profeti di un conflitto globale».
Ha ricevuto diversi premi per la fotografia e il reportage letterario. Nel 2014 le è stato consegnato il Premio Nazionale “Nonviolenza”, per la prima volta assegnato ad una donna, con questa motivazione: “per la sua attività di fotografa, reporter e documentarista, capace di mettere in luce l’umanità esistente nei confini più nascosti eppure evidenti della terra, di far vedere la guerra attraverso le sue conseguenze, di indagare l’animo dell’Uomo, la sua ansia di religiosità, di tenerezza e di dignità. Monika Bulaj rende visibile l’invisibile, attraverso l’esplorazione dell’animo delle persone, creando con l’immagine, l’unità dell’umano.”